lunedì 28 settembre 2015

Recensione: "L'atlante di smeraldo" di Jhon Stephens

Buonasera a tutti, cari lettori.
Come state? tutto bene? spero di si.
Io attualmente ammetto di sentirmi abbastanza una vecchia baccuca, nel mio pigiamone inguardabile (ma comodissimo) e con la mia enorme tazza di camomilla in mano, alle 20:00 di sera. Ma forse è meglio lasciar perdere questo argomento per dedicarci a qualcosa di serio, ovvero la recensione di oggi!



Titolo: L'atlante di smeraldo
Autore: Jhon Stephens
Casa editrice: Longanesi
Pagine: 456
Prezzo: 18,60 €


TRAMA
È la notte di Natale e Kate avrebbe voluto rimanere sveglia, ma i suoi occhi di bambina alla fine si sono arresi al sonno. Sono le mani di sua madre a scuoterla e svegliarla di colpo: sta succedendo qualcosa, qualcosa di brutto. Kate ha solo quattro anni, suo fratello Michael due, Emma è appena nata. Questa è l'ultima volta in cui vedranno i loro genitori. Dieci anni e moltissimi orfanotrofi dopo, i tre fratelli si imbarcano per quello che pare sia l'ultimo istituto disposto ad accoglierli: Cambridge Falls. Ma quando arrivano nella enorme casa tutta sbilenca, piena di torri, sotterranei e sale colme di bizzarrie, molte sono le domande che si affacciano alla loro mente. Come mai non ci sono altri bambini? Chi è l'enigmatico dottor Pym, il direttore di quello strano orfanotrofio? E soprattutto, cos'è quell'inquietante libro dalle pagine bianche e dalla copertina verde che sembra brillare di luce propria nel buio della camera segreta? Questa è la storia di Kate, che da sempre si prende cura dei fratelli, aggrappandosi alla disperata certezza che un giorno i suoi genitori torneranno a prenderli, ed è la storia di Michael e della sua passione per le storie fantastiche, e della piccola Emma, che sembra temere solo una cosa: perdere i suoi fratelli. È la storia di tre ragazzi inseguiti da un potere oscuro e minaccioso e del libro che cambierà per sempre il loro destino.

LA MIA ESPERIENZA
Ebbene, ebbene, ebbene devo ammettere che mi trovo un po' in difficoltà.
E' da qualche minuto che fisso lo schermo in cerca delle parole più adatte a descrivere le emozioni che ho provato leggendo "L'atlante di smeraldo", ma ora mi rendo conto che forse sarebbe meglio librare la mente da ogni pensiero non-libresco e lasciare che le dita scorrano sulla tastiera senza freni.
Dopotutto, in questo modo, la recensione vi comunicherà sicuramente più intensamente le sensazioni che provo tutt'ora ripensando alla storia del romanzo.
Quindi siete avvertiti: potrei davvero blaterare un po' tanto in questo post.

Inizialmente non era mia intenzione comprare e leggere questo romanzo; non tanto perché non mi ispirasse la trama (che da subito mi ha incuriosita) ma perché dopo molto tempo (tutta l'estate) che non compravo libri, avevo tutta l'intenzione di dedicarmi a qualcosa che attendevo di leggere da un pezzo. Anche perché più di una saga aspettava di essere conclusa dalla sottoscritta.

Perché alla fine ho deciso di comprarlo e dedicare ad esso la mia prima recensione fantasy sul blog? Ottima domanda.
Semplicemente perché mi è stato consigliato con così tanto entusiasmo e passione ( e insistenza ) che alla fine mi sono affezionata alla trama ancora prima di leggere i primi capitoli. E che posso dire? Per una volta, affidarmi all'istinto, e leggere un libro di cui non sapevo moltissimo (di solito prima di comprarne uno leggo tutte le recensioni di questa terra per farmene un'idea, questa volta no) è stata una buona mossa.

Non posso assicurarvi che rifarò qualcosa del genere in un prossimo futuro ma posso testimoniare che ogni tanto buttarsi fa solo bene.

LA SCRITTURA
L'autore mi ha davvero stupita. Quando ho cominciato a leggere il romanzo mi aspettavo di trovarmi davanti ad una storia carina che probabilmente mi avrebbe anche coinvolta. Ma mai mi sarei aspettata di leggere un libro scritto così sapientemente.

Sinceramente non mi sono informata molto sull'autore (ancora) quindi non so se abbia scritto altro in passato, ma, se così non fosse, mi riterrei davvero stupita (positivamente). E' tutto studiato alla perfezione. Non ci sono frasi o descrizioni inutili, così come non ci sono dei dialoghi poco credibili o esagerati.

Il romanzo è un'esempio perfetto di equilibrio che, non solo, rende la lettura molto scorrevole ma, anche simpatica.

Non si può negare che questo sia un libro indirizzato prevalentemente ad un pubblico molto giovane (lo stile dolce dell'autore, che qualche volta ricorda le fiabe che i nostri genitori ci leggevano da piccoli per farci addormentare, ne è una prova) ma, a mio avviso, è apprezzabilissimo anche da chi ha superato da un pezzo l'infanzia.

I PERSONAGGI
Kate, la sorella maggiore, è un personaggio che ho amato molto, sopratutto per la sua forza interiore (mai ostentata). Crescere due bambini piccoli e proteggerli non è impresa da tutti, figuriamoci quanto possa essere difficile per una bambina di quattro anni che, sottratta alla custodia dei genitori, si vede costretta a prendersi carico di sua sorella e di suo fratello,
Kate non ha mai potuto godere di una casa stabile (lei e i suoi fratelli hanno vissuto in molti orfanotrofi) né di un adulto su cui poter contare o a cui fare affidamento nei momenti di crisi e di paura. Certo, potremmo considerare i proprietari degli orfanotrofi o, comunque, chi si occupava dei bambini al loro interno; ma, ahimè, temo che dei personaggi così freddi e, talvolta, crudeli, non siano molto adatti ad asciugare qualche lacrima oppure ad ascoltare dei ragazzi.
Quindi, in sostanza, Kate è stata costretta a crescere e a responsabilizzarsi molto in fretta, senza mai poter cedere allo sconforto.

Emma, la sorella minore, è una ragazzina molto tosta, La incontreremo per la prima volta nel giardino di un'orfanotrofio, intenta a lanciare dei sassi ad un altro bambino, per vendicarsi del poco rispetto mostratole. Ma non fatevi ingannare, sebbene voglia apparire forte e indistruttibile a tutti i costi, ha un cuore puro e limpido, che le permette di affezionarsi immediatamente a persone appena incontrate (come Gabriel, guerriero valoroso che l'aiuterà in più di un'occasione).

Micheal, il fratello di mezzo, è l'intellettuale della famiglia. Ha una mente brillante, logica, che gli permette di risolvere molti misteri durante tutta la storia ma che, allo stesso tempo, non gli impedisce di avere una fervida immaginazione e un amore smisurato per tutto quello che è soprannaturale (i nani sopratutto). E' sicuramente quello che, tra i tre, mostrerà più entusiasmo durante la scoperta di un mondo che non è affatto come sembra.
Inoltre, è un ragazzino pieno di sorprese; si, perché, se da un lato si presenta come un personaggio timido e pauroso, dall'altro rivela un grande coraggio e un'orgoglio non comuni che stupiranno il lettore, insieme a tutti i personaggi.

Il Dottor Pym non è altri che il direttore dell'orfanotrofio in cui, improvvisamente, i ragazzi si trasferiranno. E' un personaggio un po' strano, stravagante, che non sempre ( per non dire quasi mai) si riesce a comprendere a pieno. Spesso lascia parlare gli altri e, quando tocca a lui esprimersi, lo fa con frasi misteriose che sembrano avere dei doppi sensi nascosti.
Certo, alla fine il lettore riuscirà a capire il motivo del suo comportamento e, allora, si affezionerà molto a lui (a me è successo così, comunque).

CONCLUSIONE
Un libro molto dolce che consiglio a tutti coloro che hanno bisogno di una lettura leggera e in grado di riportarti all'infanzia.






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